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12 novembre 2014

IUCN World Park Congress - Diario di viaggio (1a puntata)
di Pierluca Gaglioppa

 

12 novembre, il grande giorno è arrivato! Dieci anni dall'ultimo tenutosi a Durban. Un tempo giusto forse, per dare modo di verificare impatti e cambiamenti dovuti a proposte e soluzioni adottate precedentemente. Come bravi scolaretti abbiamo fatto la fila e ci siamo iscritti: materiale del congresso paperless, solo un attestato di iscrizione ed il badge da indossare continuamente. Verde brillante per i delegati, rosso per i VIP, un bellissimo viola per i media, un azzurro chiaro per lo staff, marrone per gli accompagnatori, nero per la sicurezza, un brillante arancio per i volontari e giallo per qualcun altro.......

Le sale espositive sono ancora chiuse e non è dato modo di fare nulla se non attendere le 16,15 per l'inaugurazione generale. Intanto, con una piccola donazione, abbiamo preso la bottiglietta in plastica del Congresso e possiamo riempirla di acqua messa gratuitamente a disposizione sempre per diminuire l'impatto ambientale. Ad ogni congressista è stato anche chiesto, con una donazione, di abbattere le proprie emissioni di CO2 dovute al viaggio, insomma si fa quello che si può. Non ho molto il polso della situazione mondiale delle aree protette, ma forse oggi non sembrano così al centro dell'interesse mondiale nonostante le preoccupazioni dovute al climate change e i tentativi di recuperare credito con la valorizzazione dei servizi ecosistemici ad esse connessi.

L'Australia ovviamente la fa da padrona: su circa 6000 delegati almeno un quinto, se non un quarto sono suoi; qui la crisi si sente poco, Sydney è una delle città più care al mondo e, comunque, la protezione dell'ambiente è un tema molto caro a buona parte della società (almeno così sembra in base alla raccolta differenziata, al mantenimento dei parchi pubblici, all'attenzione generale all'ambiente). L'Italia e l'Europa sono letteralmente dall'altra parte del Mondo; non in termini di posizione politica rispetto all'ambiente, anzi per questo l'UE forse è molto più avanti del resto del mondo, quanto per la reale distanza geografica e per la distanza economica. La crisi sicuramente, ma soprattutto la crisi delle politiche ambientali, che vengono citate solamente di fronte ai nuovi e distruttivi eventi calamitosi legati, con tutta probabilità, al cambio climatico.

Insomma siamo una ventina di italiani presenti all'Olympic Park di Sydney a difendere le nostre conoscenze e diffondere le nostre idee al fine di costruire assieme agli altri qualcosa di buono per il Pianeta; tra i venti la metà fanno parte delle organizzazioni internazionali: FAO, Biodiversity, JRC (Centro Comune di Ricerca), insomma italiani per "jus soli" se mi passate la provocazione. Tra i pochi italiani, a parte qualche poco qualificato delegato come il sottoscritto, ci sono i tecnici di Federparchi quali segreteria del Comitato italiano IUCN, qualche tecnico sparso (WWF, ISPRA,…), qualche Direttore di Parco e alcuni Presidenti di Parchi. Molti asiatici, probabilmente per la vicinanza e qualche africano in meno, viste le restrittive procedure della dogana australiana, a seguito dell'aumentata pericolosità per la diffusione di ebola.

Senza nulla togliere alla partecipazione italiana alla COP sulla Biodiversità, tenutasi in Corea un mesetto addietro, in cui abbiamo sicuramente dovuto rappresentare l'Europa per via del semestre italiano di Presidenza, forse qualche attenzione in più alla IUCN e al Congresso mondiale dei Parchi, mandando qualche tecnico il Governo e i suoi Ministri potevano averla.

Passando oltre, il Congresso che sta per iniziare e più di 960 tra incontri, seminari, discussioni, dibattiti, ecc. si articoleranno nel corso dei prossimi 7 giorni. Le varie commissioni internazionali della IUCN provano, chiedendo ai delegati, di tenere le fila e quante più tracce possibili per una rendicontazione finale; è il caso anche della IUCN WCPA (World Commission on Protected Areas) Europa che in vista dell'incontro di disseminazione che si terrà a Vienna nel maggio 2015 ci chiede di riportare quanto utile ai fini della condivisione della strategia globale per l'Europa.

La kermesse inizia con gli aborigeni che cantano e danzano, subito dopo sul palco si succedono le autorità locali e internazionali, viene letto un messaggio di Ban Ki Moon, intervengono il Ministro australiano e altri politici, tutti sottolineando l'importanza del convegno per la gente, per i Parchi per il Pianeta e soprattutto l'attenzione ai giovani sottolineando e ricordando, anche grazie alla presenza del figlio, la figura di Nelson Mandela. Si susseguono sul palco coloro che si sono contraddistinti per la protezione dell'ambiente e il Presidente del Gabon (credo) presenta lo stato dell'ambiente nel suo Paese poi saluta i giovani e meno giovani presenti sul palco. Si potrebbe dire che poi, dopo uno spettacolo finale con ottime foto e video della natura locale, si finisce con un concerto, bevande e assaggini in abbondanza che girano tra i delegati. Insomma a tarallucci e vino! A ogni buon conto devo dire che si sente forte l'emozione dei partecipanti di sentirsi un unicum sul tema aree protette e protezione dell'ambiente e il costante riferimento alle generazioni future è stato sempre molto toccante, insomma la pelle d'oca per l'opportunità data di contribuire, forse, ad un futuro migliore, ma sicuramente ad una crescita, ad uno scambio personale e planetario.

Pierluca